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I pagliacci di R. Leoncavallo

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Messaggio Da Aurora Ven Ago 09, 2013 10:14 am

I pagliacci

Opera in prologo e due atti

Libretto e musica di Ruggero Leoncavallo

Prima rappresentazione a Milano, al teatro Dal Verme il I° maggio 1892 con la direzione di Arturo Toscanini.

Personaggi e interpreti… che sono doppi:

Nedda, soprano… moglie di Canio e amante di Silvio nella realtà, nella commedia interpreta Colombina)
Canio tenore… capo della compagnia di strada e nella commedia interpreta Pagliaccio
Tonio, baritono…attore di strada, innamorato respinto di Nedda che nella commedia interpreta Taddeo
Peppe tenore… attore di strada che nella commedia interpreta Arlecchino
Silvio, baritono…contadino e amante di Nedda

Ruggero Leoncavallo nasce a Napoli nel 1857, ma poi ancora bambino si trasferisce in Calabria a Montalto Uffugo in provincia di Cosenza ed è in questo paesino che l’adolescente Leoncavallo assistette a un fatto di sangue realmente accaduto: suo padre, magistrato, istruì un processo a carico di un attore di strada che uccise la moglie e l’amante nel giorno della festa paesana.
A 21 anni divenne uno studente di Giosuè Carducci a Bologna e qui trovò un ambiente letterario e musicale che gli piacque molto e proprio qui si sviluppò l’idea di scrivere i testi dei propri drammi, diventando autore delle musiche e dei testi.
Non scrisse molte opere, circa 18 tra opere e operette e qualche romanza e sinfonia, ma Vesti la Giubba de I Pagliacci e Mattinata, rimangano ancora oggi nel repertorio di quasi tutti i cantanti lirici e non.
I pagliacci nasce dopo che Leoncavallo assiste a Cavalleria Rusticana che aveva aperto il filone del “verismo”, in quest’opera infatti non ci sono re, regine, duchi e nobiltà, ma gente vera e popolana, con storie altrettanto popolari e vere portando a teatro uno squarcio di vita del popolo.
I Pagliacci ha anche un primato tutto suo: Vesti la Giubba fu la prima incisione a scopi commerciali e fu incisa da Enrico Caruso, raggiungendo nel 1903 il ragguardevole numero di 1 milione di copie vendute, un successo grandioso e inaspettato dovuto sicuramente alla romanza, ma altrettanto sicuramente alla voce e alla fama di Caruso.

La trama è corta, così come è corta l’opera e ha una novità: per la prima volta c’è un prologo e cioè una sorta di spiegazione di quel che sta per accadere dietro il sipario. In realtà il prologo è nato come una sorta di ringraziamento per il baritono Victor Manuel molto famoso a quei tempi e che si offerse nel ruolo di Tonio consigliandolo di affidargli un’aria che potesse reggere il confronto con quelle di Nedda e Canio e nacque così il prologo con il relativo successo. Alla prima rappresentazione furono chiamati alla ribalta ben 15 volte con una richiesta di bis delle romanze.

Trama

Prologo

L’orchestra comincia la sua ouverture come sempre a sipario calato, la musica è importante e brillante anticipando tra le altre melodie anche le note della celeberrima “Vesti la giubba”, però all’improvviso qualcosa cambia, si sente un si può si può? e dal sipario ancora chiuso esce un personaggio già in abiti di scena della commedia che la compagnia di attori girovaghi rappresenterà…è Tonio che nelle vesti di Taddeo dichiara di essere il Prologo inviato dall’autore per spiegare un po’ la trama che è appunto “uno squarcio di vita” e dove si vedranno essere umani che si amano e si odiano, si udranno dolori, spasimi e ciniche risate e infine gridando verso la scena : “Andiamo, incominciate”.

Atto I

La scena rappresenta l’entrata di un villaggio di campagna, i contadini sono in festa con i loro abiti migliori, sullo sfondo c’è un carrozzone con su scritto PAGLIACCI, Tonio in abito da scena si aggira annoiato tra la gente, sono le tre del pomeriggio e fa molto caldo.
Arriva anche un’altra carretta che Peppe con gli abiti di Arlecchino tira. Sulla carretta c’è sdraiata Nedda che sarà poi Colombina e dietro con la grancassa c’è Canio, i contadini li accolgono festosi.
Dopo qualche schermaglia Canio annuncia che lo spettacolo sarà alle ore 23.
Tonio comincia a corteggiare Nedda che lo respinge e questo innervosisce non poco Canio che gli dà uno ceffone. Tonio si offende ed è pronto a vendicarsi cosa che succede poco dopo quando andando tutti a bere un bicchiere, Tonio rifiuta di andare con la scusa di pulire il somaro e un contadino lancia la frecciata:
“Bada, Pagliaccio, ei solo vuol restare, per far la corte a Nedda”.
Canio la prende sul ridere, ma solo per un attimo, ben presto tutti capiscono che le parole rivolte a Tonio e a tutti sono molto serie: “Il teatro e la vita non son la stessa cosa” e fa ben capire che non finirebbe bene.
La scena si chiude di nuovo con l’intervento del coro e pian piano i contadini si allontanano dalla scena e Nedda resta sola in scena.
Nella seconda scena si scopre che Nedda qualcosa da nascondere ce l’ha e Canio non ha tutti i torti. Sulle prime ha paura della reazione del marito essendo un uomo brutale, ma poi l’amore ha il sopravvento e si lascia andare guardando il sole, gli alberi, gli uccellini che volano, ma tutto questo idillio con la natura svanisce quando arriva Tonio non più in abito di scena. Nedda lo deride, lui insiste, vorrebbe per sé la ragazza, vorrebbe amarla, ma lei non ne vuol sapere e continua a farsi beffe di lui, lui insiste a volerla baciare, lei vede la frusta lasciata da Peppo e dà un colpo a Tonio al quale non resta altro che dire: “lo giuro…me la pagherai!” e esce dalla scena.
Entra in scena Silvio, è lui l’amante di Nedda… continuano a giurarsi eterno amore in un colloquio piuttosto lungo e non si accorgono che Tonio tornato indietro li scopre e non trova di meglio che avvertire Canio.
Dall’orchestra arriva un susseguirsi di timpani che fa ben capire l’arrivo di Canio che scoprendo così la moglie in compagnia di un uomo che non è Tonio, ma che non riesce a vedere in faccia perché Silvio fugge, irrompe sulla scena colto da una gelosia accecante e cerca di rincorrere il rivale. Nedda impreca contro Tonio, ormai quel rapporto è definitavemente rotto e può solo portare guai.
Torna Canio senza aver scoperto nulla e quindi vuole a tutti i costi sapere il nome da Nedda, gettandosi con furia su di lei la quale si rifiuta categoricamente di fare il nome… la musica è forte, Canio è furioso, Nedda si dibatte sembra volgere tutto al peggio quando irrompe Peppo sulla scena e dice che l’ora è giunta e bisogna andare in scena. Anche Tonio lo convince a desistere, non per salvare Nedda, ma ha già in mente un diabolico piano.
E’ a questo punto che si avvia la romanza non solo più famosa dell’opera, ma che è rimasta nelle orecchie di tutti ed è ancora adesso una romanza nel repertorio di tutti i tenori del mondo.



Atto II

Il secondo atto comincia quasi come il primo, gente in strada, Tonio ora vestito da Taddeo che canta insieme al coro, il pubblico che comincia a sedersi sulle panche in attesa che la commedia abbia inizio.
Finalmente la commedia comincia, si allestisce sul palcoscenico, un secondo palcoscenico più piccolo e tutti i personaggi hanno indossato il loro costume di scena. Nedda che ora è Colombina prepara la tavola, è divertita e contenta perché sapendo che Pagliaccio si è allontanato aspetta il suo amante Arlecchino il quale presto le fa una bella serenata accompagnato da un bel pizzicato di archi.



Arriva Taddeo (Tonio) anch’egli innamorato di Colombina e qui i doppi sensi si sprecano, perché noi pubblico, sappiamo che anche al di fuori della commedia Tonio è innamorato di Nedda proprio come Taddeo è innamorato di Colombina nella finzione e quindi si capisce che quel che Taddeo dice a Colombina è molto più vero di quel che sembra.
Arriva Arlecchino a salvare Colombina dalle grinfie di Taddeo suscitando le risate del pubblico. Intanto Taddeo rientra annunciando l’arrivo anticipato di Canio. Taddeo si nasconde di lato e Colombina saluta Arlecchino con le stesse parole che ha usato per salutare Silvio nel primo atto “A stanotte…E per sempre sarò tua”… di fianco ad Arlecchino nel pubblico appare Silvio…erano dirette a lui le parole?



Non c’è tempo nemmeno di pensare, a quelle parole, Pagliaccio/Canio irrompe sul piccolo palcoscenico…ora noi sappiamo che Pagliaccio e Canio sono la stessa persona e che hanno in comune lo stesso destino perché quello che succede nella commedia sta succedendo anche nella vita, ma il pubblico della commedia non lo sa e non capisce perché improvvisamente sono cambiati i nomi… e neanche noi sappiamo se il personaggio agirà come Pagliaccio o agirà come Canio…
L’orchestra che si incupisce ci fa presagire quale piega prende la storia e lo capisce anche il pubblico della commedia quando Canio risponde a Nedda “No! Pagliaccio non son…”. Canio sceglie di mettere in scena la verità e svela tutto al pubblico…il pubblico non capisce, pensa ancora che sia la trama della commedia, ma ben presto si accorge che non è così. Canio si avventa con violenza su Nedda chiedendo il nome dell’amante, che è lì tra il pubblico e che è già in smanie… lei continua a negare, il pubblico ormai sa, ha capito che è tutto vero, Peppo vorrebbe entrare, ma Tonio lo trattiene, alla fine con un coltello Canio colpisce Nedda, che colpita a morte invoca Silvio il quale si precipita e Canio colpisce anche lui.
Canio è inebetito e immobile, lascia cadere il coltello mormorando:
“La commedia è finita!”
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